di Marco Vergani
Dopo un lungo inverno e una lunga e piovosa primavera il sole è tornato a risplendere. Con il sole sono ripresi i lavori nel centro polifunzionale. Le ruspe sono tornate in attività e nuove squadre di operai stanno completando le strutture dell’opera che, al di là delle reciproche prese di posizione, doterà Bussero di nuovi spazi per svariate attività sportive, ludiche e culturali.
Dopo un lungo inverno e una lunga e piovosa primavera il sole è tornato a risplendere. Con il sole sono ripresi i lavori nel centro polifunzionale. Le ruspe sono tornate in attività e nuove squadre di operai stanno completando le strutture dell’opera che, al di là delle reciproche prese di posizione, doterà Bussero di nuovi spazi per svariate attività sportive, ludiche e culturali.
Con i muratori in fermento si avvicina sempre più il tempo di
stabilire in qual modo programmare l’utilizzo e la gestione degli
spazi.
Per questo motivo l’Amministrazione Comunale ha iniziato una serie
di valutazioni e di consultazioni. Con l’intento di coinvolgere i
più giovani che - quando l’opera è stata pensata - se va bene
andavano all’asilo, ha appena organizzato una visita guidata al
cantiere.
Così sabato 8 gennaio 2013 alle ore 10 ho approfittato
dell’occasione, mi sono accodato ed ho partecipato a un tour
esplorativo guidato dal progettista Prof. Boatti accompagnato
dall’Arch. Paolini e dall’Ing. Benvenuti. C’erano il sindaco,
il vicesindaco, un assessore e tre consiglieri comunali. Se ho
dimenticato qualcuno chiedo venia.
Chi si era portato il casco, chi si era presentato con le infradito, chi aveva la macchina fotografica, chi aveva le idee precise, chi voleva solo curiosare: insomma un gruppo eterogeneo e accattivante. Grazie al cielo avevamo a disposizione un docente del politecnico la cui professione è spiegare e interrogare gli studenti. Faceva le domande e distribuiva crediti.
Chi si era portato il casco, chi si era presentato con le infradito, chi aveva la macchina fotografica, chi aveva le idee precise, chi voleva solo curiosare: insomma un gruppo eterogeneo e accattivante. Grazie al cielo avevamo a disposizione un docente del politecnico la cui professione è spiegare e interrogare gli studenti. Faceva le domande e distribuiva crediti.
Dopo avere scostato un pannello della rete metallica, che cinge il
sito sul lato ovest, il gruppo dei visitatori è entrato nell’area
del cantiere nel punto dove iniziava il percorso di strisce bianche
rosse predisposto dall’impresa per impedire ai viandanti di
perdersi tra i detriti.
La visita è cominciata dalla ludoteca che si trova ad ovest della
palestra. Gli spazi sono molto alti e ho subito pensato alla
possibilità di realizzare soppalchi. In questo frangente qualcuno si
è meravigliato della mia pretesa, perché di solito, più che ai
soppalchi, penso alla cripte e alle cantine. In proposito la mia
teoria è che è più facile costruire una cantina quando il palazzo
non è ancora stato edificato.
Per fortuna, quando poco dopo siamo entrati nella palestra, ho subito
individuato un bellissimo spazio di risulta sotto le gradinate del
pubblico e i miei accompagnatori hanno pensato che fossi tornato alla
normalità, hanno smesso di preoccuparsi e mi hanno abbandonato.
Lasciato al mio destino ho visto la palestra. Gli esperti assicurano
che si possono svolgere gare di livello nazionale. I tecnici hanno
parlato dei pavimenti, ma io guardavo verso il tetto, perché la
copertura della palestra vista dall’interno è particolarmente
pregevole con le lunghe travi in legno lamellare e i pilastri
“segreti” per sostenerle.
Nell’angolo nord ovest sono collocati gli ambienti per il centro di
aggregazione giovanile disposto su due piani quasi pronti per essere
usati dai ragazzi.
Ci è stato spiegato che tutti gli spazi sono indipendenti e chi
entra in un luogo non può accedere agli altri. Questo permetterà di
utilizzare e, quindi, riscaldare di volta in volta solo quello che
serve senza reciproche interferenze.
Tra un mattone e un cavalletto non è che si poteva vedere proprio
tutto, però nella palestra ci sono i bagni, la balconata per i
pompieri, quella per i giornalisti e altri ambienti ancora da
rifinire. Mi sono perso gli spogliatoi, ma sono sicuro che ci sono,
perché ho visto il progetto.
Personalmente avrei preferito una palestra dalle ampie vetrate, ma mi
hanno spiegato che, per evitare di abbagliare gli atleti, le norme
sportive sono vincolanti e bisogna ricorrere alla luce artificiale.
Nel dubbio, per consumare poca corrente, faccio poco sport e
ingrasso, ma non si può pretendere tutto dalla vita.
Sul fronte est della palestra la zona fitness si affaccia su un
terrazzo panoramico: si vedono le case di Gorgonzola dove sono nato e
il campanile della chiesa dove mi hanno battezzato. Mi sono commosso
anche se non tutti hanno notato il particolare.
Il progettista ci ha parlato della piazza centrale con il teatro
all’aperto. Anche se per ora si vendono ancora gli anelli dei pozzi
perdenti il colpo d’occhio dalla cima della gradinata fa il suo
effetto.
Lasciata alle spalle la palestra il gruppo dei turisti si è
avventurato nello sterrato all’ombra di due pioppi e si è portato
presso l’ingresso dell’auditorium.
Definire l’edificio circolare auditorium è riduttivo, perché la
struttura è polivalente e sotto il cupolone non c’è solo il
teatro, ma anche aule, camerini, spazi espositivi, scale, bagni e
servizi.
Interessante il riuscito esperimento teatrale di recitazione per
saggiare l’acustica. Un poco più complicato aggirare la
sorveglianza delle guide per avventurarsi nel retropalco e nei
camerini degli attori, ma l’impressione complessiva è stata quella
di un teatro accogliente diviso tra la platea e la galleria.
A quel punto del giro ho trovato tre viti di acciaio abbandonate
nella polvere e, appesantito da questa zavorra, mi sono accodato alla
fila per raggiungere il locale sottotetto, o meglio, il locale sotto
la cupola.
Giunti in cima alle scale anche i soggetti più scettici sono
costretti ad ammettere che l’ambiente sotto la cupola è un
ambiente considerevole. Se le travi lamellari della palestra sono
piacevoli alla vista le travi lamellari della cupola affascinano e
l’ambiente circolare che lì si sviluppa fa correre la fantasia.
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